venerdì 28 febbraio 2014

LAVALAMODA


A causa della mia inossidabile abitudine di lavare i capi di abbigliamento nuovi prima di indossarli, sono sempre stata additata come microbo fobica, igienista patologica o più semplicemente ‘fissata’.  Le detrattrici più clementi si limitano a un sussiegoso sguardo misto a malcelata  commiserazione.

A sostegno della mia sana abitudine (peraltro frutto della pluriennale esperienza nel campo dell’abbigliamento e delle varie incursioni nei magazzini e nei reparti di confezionamento), ho trovato in rete una mamma australiana (detto così suona un po’ scarso per autorevolezza di fonte),  forse più fissata di me, che non sono ha un blog molto seguito, ma è pure una giornalista (pare) conosciuta (adesso va un po’ meglio…).

Questa blogger in realtà dà precise motivazioni di tipo ‘tecnico’, che fanno effettivamente appassire le mie piccole battaglie (‘fissazioni’) igieniste: i capi di abbigliamento, una volta confezionati,  vengono trattati con  formaldeide, una ben nota sostanza conservante  che conferisce un aspetto luminoso, riduce le pieghe e ha effetti antiumidità, specialmente quando i capi viaggiano su lunghe distanze.  Questa sostanza ha un odore pungente, può avere effetti allergizzanti o irritare mucose nasali e pelle ed  è stata classificata come sostanza cancerogena dallo IARC .

Inoltre la stessa riporta uno studio neozelandese in base al quale sono stati rinvenuti  valori di formaldeide 900 volte superiori al limite consentito su  capi di abbigliamento importati  dalla Cina (http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2088623/Toxic-dyes-Lethal-logos-Cotton-drenched-formaldehyde--How-clothes-poison-you.html)

Pare inoltre che questa sostanza venga utilizzata anche sulle tovaglie, lenzuola e biancheria per la casa.

Parola di down-to-earth mother!

giovedì 20 febbraio 2014

La Moda - lentamente - Detoxica


Anche Benetton ha aderito alla campagna Detox, impegnandosi a eliminare entro il 2020 l’utilizzo di sostanze chimiche tossiche dalle linee di produzione del gruppo. In questo modo si compie un ulteriore passo verso la distribuzione e la produzione di prodotti che non implichino danni all’ambiente e ai consumatori.

Va comunque ricordato che i prodotti Benetton rispettano già le normative internazionali in materia di sicurezza,  anche a seguito dell’applicazione progressiva del marchio ECO SAFE sulle linee di prodotti del gruppo.

Stesso impegno proveniente anche da Valentino, unica azienda italiana che “oltre ad aver seriamente intrapreso un percorso per l'eliminazione delle sostanze tossiche si è pubblicamente impegnato con Greenpeace a delle ambizione politiche a Deforestazione Zero per garantire ai propri consumatori che la pelle ed il packaging dei propri prodotti non provenga dalla deforestazione degli ultimi polmoni del pianeta e per questa ragione domina la classifica #thefashionduel di Greenpeace".

Madri e prole ringraziano.


(Fonte Adnkronos)

 

lunedì 17 febbraio 2014

LA MODA TOXICA


Vorrei ora approfondire un importantissimo argomento a cui ho accennato nella PREMESSA:  la moda che fa male (all’ambiente e a chi lo abita).
Purtroppo nella produzione dei tessuti e dei capi di abbigliamento e accessori vengono utilizzate sostanze nocive, sia per l’ambiente che per la salute umana.
Sul sito di Greenpeace, nell’ambito della campagna Detox, si può trovare l’elenco dettagliato di queste sostanze, e i relativi danni all’ambiente e alla salute. Vorrei ricordare, tra i più pericolosi e diffusi:  gli alchilfenoli (usati nei processi di lavaggio e tintura), gli ftalati (utilizzati nella pelle artificiale, chissà perché chiamata ecopelle), i composti organici stannici (utilizzati nell’abbigliamento sportivo per prevenire l’odore causato dal sudore), i metalli pesanti (usati in coloranti, pigmenti e nell’industria conciaria).
L’uso di queste sostanze è regolamentato da normative a livello europeo (per quel che ci riguarda da vicino);  nonostante ciò, dalle analisi periodicamente rilevate da Greenpeace sugli indumenti dei più importanti brand mondiali, vengono rilevate presenze di questi composti pericolosi  non solo nei marchi di largo consumo ma anche da alcuni marchi dell’alta moda.

Grazie all’impegno di Greenpeace e dei suoi sostenitori e sostenitrici, tuttavia, si sono raggiunti i primi importanti traguardi: l’impegno di alcuni grandi marchi a eliminare l’uso di queste sostanze dannose nel breve-medio termine.
 

La strada è ancora lunga e tutta in salita, ma si iniziano a intravedere i primi segnali di cambiamento.

Voglia di.. CANGIARI


Tra gli esempi più eclatanti e affascinanti di moda sostenibile made in Italy spicca sicuramente Cangiari, marchio calabrese etico ed ecologico di fascia alta sponsorizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.  Ha già presentato la propria collezione a  Milano, Parigi e Londra. Le linee sono impalpabili, sobrie ed essenziali e i materiali usati sono biologici e  naturali; i prodotti sono interamente fatti in Calabria nel recupero della tradizione artigianale locale e sono distribuiti in Italia e all’estero. Io li trovo davvero sublimi! Guardate alcune foto.

Qui sotto il comunicato stampa di Cangiari. Per saperne di più www.cangiari.it
 

"CANGIARI è il primo marchio di moda eco-etica di fascia alta in Italia.

Cangiari” vuol dire “cambiare” in idioma calabrese e siciliano. “Cambiare” in senso

transitivo (il mondo) e riflessivo (se stessi). Il logo ne completa il significato: in matematica

vuol dire dissimile, differente, ed esprime la voglia e l'impegno di innovare e differenziarsi.

CANGIARI nasce alla fine del 2009 con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda

Italiana.

Artigianalità. CANGIARI si caratterizza per i suoi tessuti prodotti al telaio a mano: l'antica

tradizione della tessitura calabrese - di origine grecanica e bizantina - unita a ricerca e

innovazione, dà vita a prodotti unici, con preziose rifiniture sartoriali. Grazie al controllo

diretto di tutta la filiera di produzione i capi possono essere altamente personalizzati.

Sostenibilità Ambientale. Tutti i tessuti e i capi CANGIARI sono realizzati con materiali e

colorazioni biologiche, per il massimo rispetto dell'ecosistema e del benessere di chi li

indossa. I tessuti CANGIARI hanno ottenuto la certificazione internazionale “GOTS”.

Etica. La filiera di produzione è totalmente made in Italy, formata dalle cooperative sociali

del Gruppo GOEL che si prendono cura delle fasce più deboli e operano per il riscatto del

territorio.

CANGIARI è un marchio di proprietà del Gruppo Cooperativo GOEL (www.goel.coop). Il

Gruppo Cooperativo GOEL raccoglie diverse imprese sociali in Calabria. Ha come missione

il cambiamento della Calabria e opera per la liberazione e il riscatto delle comunità locali. Il

nome “GOEL” ha radici bibliche, vuol dire appunto “il liberatore”, “il riscattatore”.

Oltre CANGIARI il Gruppo gestisce numerose altre attività nei seguenti ambiti: turismo

responsabile, agricoltura biologica, sviluppo locale, multimedialità, servizi sociali e sanitari.

La strategia di cambiamento di GOEL si fonda su una duplice azione:

costruire risposte concrete ed emancipanti ai bisogni delle persone;

offrire proposte culturali di cambiamento al territorio attraverso iniziative

imprenditoriali che rappresentino in modo plastico ed esemplificativo le stesse

proposte.

GOEL pensa che l'etica non deve accontentarsi di essere solo giusta, ma deve diventare

efficace."

 

PREMESSA

Cos’è la moda sostenibile (per i non addetti ai lavori)…
E’ la moda che non sfrutta la manodopera (maschile, femminile, minorile), che non inquina, che non distrugge, che rispetta l’ambiente  e i suoi abitanti,  che tiene a bada e risolleva le coscienze.
E’ un concetto complesso che raggruppa molti ‘modi’ di fare moda che potremmo definire cosciente:  equo-solidale, etico, critico, biologico, riciclo, riuso (o upcycling, che suona molto più trendy!) e mettiamoci anche il vintage (alias 'usato', che però non brilla per creatività). 
 
COSCIENZA- COSE DA SAPERE-PERCHE’ MODA SOSTENIBILE
La moda (industria tessile, dell’abbigliamento e dell’accessorio) è da sempre considerata un mondo affascinante ed è sinonimo di arte e creatività.. forse però non tutti/e sanno, o fingono di non sapere, che ogni singolo capo di abbigliamento ‘tradizionale’ si porta dietro una scia di risvolti dannosi: sfruttamento della manodopera e condizioni lavorative (recentemente abbiamo visto i riflettori puntati sulla tragedia in Bangladesh, ma ogni giorno persone sfruttate lavorano a rischio); danni ingenti all’ambiente; prodotti tossici che creano allergie e/o danni a lungo termine alla salute umana
 
Questo blog non si pone l’alto scopo di risollevare le coscienze, ma  ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza per fornire strumenti utili nella scelta di un capo o accessorio di abbigliamento. Coscienza critica. Acquisto, ma almeno so cosa c’è dietro (e dentro!)
E soprattutto dà la possibilità di scoprire che è possibile vivere la moda in maniera sostenibile senza l’obbligo di indossare i soliti cliché o le solite informi uniformi post-hippy-alternative; la moda sostenibile non è solo una nicchia ma fortunatamente si sta diffondendo e sta raggiungendo livelli di ricerca e design pari o forse superiori a quelli della moda tradizionale (più all’stero che in Italia, ma lentamente ci arriveremo anche noi…)