venerdì 28 febbraio 2014

LAVALAMODA


A causa della mia inossidabile abitudine di lavare i capi di abbigliamento nuovi prima di indossarli, sono sempre stata additata come microbo fobica, igienista patologica o più semplicemente ‘fissata’.  Le detrattrici più clementi si limitano a un sussiegoso sguardo misto a malcelata  commiserazione.

A sostegno della mia sana abitudine (peraltro frutto della pluriennale esperienza nel campo dell’abbigliamento e delle varie incursioni nei magazzini e nei reparti di confezionamento), ho trovato in rete una mamma australiana (detto così suona un po’ scarso per autorevolezza di fonte),  forse più fissata di me, che non sono ha un blog molto seguito, ma è pure una giornalista (pare) conosciuta (adesso va un po’ meglio…).

Questa blogger in realtà dà precise motivazioni di tipo ‘tecnico’, che fanno effettivamente appassire le mie piccole battaglie (‘fissazioni’) igieniste: i capi di abbigliamento, una volta confezionati,  vengono trattati con  formaldeide, una ben nota sostanza conservante  che conferisce un aspetto luminoso, riduce le pieghe e ha effetti antiumidità, specialmente quando i capi viaggiano su lunghe distanze.  Questa sostanza ha un odore pungente, può avere effetti allergizzanti o irritare mucose nasali e pelle ed  è stata classificata come sostanza cancerogena dallo IARC .

Inoltre la stessa riporta uno studio neozelandese in base al quale sono stati rinvenuti  valori di formaldeide 900 volte superiori al limite consentito su  capi di abbigliamento importati  dalla Cina (http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2088623/Toxic-dyes-Lethal-logos-Cotton-drenched-formaldehyde--How-clothes-poison-you.html)

Pare inoltre che questa sostanza venga utilizzata anche sulle tovaglie, lenzuola e biancheria per la casa.

Parola di down-to-earth mother!

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