Vorrei ora approfondire un importantissimo argomento a cui ho
accennato nella PREMESSA: la moda che fa
male (all’ambiente e a chi lo abita).
Purtroppo nella produzione dei tessuti e dei capi di abbigliamento e
accessori vengono utilizzate sostanze nocive, sia per l’ambiente che per la
salute umana.
Sul sito di Greenpeace, nell’ambito della campagna Detox, si può
trovare l’elenco dettagliato di queste sostanze, e i relativi danni all’ambiente
e alla salute. Vorrei ricordare, tra i più pericolosi e diffusi: gli alchilfenoli (usati nei processi di
lavaggio e tintura), gli ftalati (utilizzati nella pelle artificiale, chissà
perché chiamata ecopelle), i composti organici stannici (utilizzati nell’abbigliamento
sportivo per prevenire l’odore causato dal sudore), i metalli pesanti (usati in
coloranti, pigmenti e nell’industria conciaria).
L’uso di queste sostanze è regolamentato da normative a livello
europeo (per quel che ci riguarda da vicino);
nonostante ciò, dalle analisi periodicamente rilevate da Greenpeace
sugli indumenti dei più importanti brand mondiali, vengono rilevate presenze di
questi composti pericolosi non solo nei
marchi di largo consumo ma anche da alcuni marchi dell’alta moda.
Grazie all’impegno di Greenpeace e dei suoi sostenitori e
sostenitrici, tuttavia, si sono raggiunti i primi importanti traguardi: l’impegno
di alcuni grandi marchi a eliminare l’uso di queste sostanze dannose nel
breve-medio termine.
La strada è ancora lunga e tutta in salita, ma si iniziano a
intravedere i primi segnali di cambiamento.

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