venerdì 13 febbraio 2015

VINYLIZE: I VECCHI VINILI GUARDANO LONTANO…

I dischi in vinile esercitano ancora su molti di noi un irresistibile fascino vintage, nonostante siano ricercati solo da veri appassionati e siano per lo più quasi del tutto inutilizzati, ormai sostituiti da CD o da virtuali MP3.

Purtroppo, nonostante qualche ventata retrò-amatoriale, i vinili non sono riciclabili e, se abbandonati o buttati, hanno un notevole impatto ambientale.
C’è comunque chi ha messo in pratica l'idea di ridare loro nuova vita trasformandoli in oggetti artigianali di design e di uso (non proprio) comune ma di certo originale: borse, soprammobili, astucci, ecc..

C’è anche chi però ha pensato di trasformarli in oggetti utili, di tendenza e con notevole contenuto in termini di design e qualità: occhiali. Il fatto che il materiale di cui è composto il vinile non possa essere riciclato non ha fermato l’intraprendenza e la creatività di un team di designer che dal 2004 ‘rimasterizzano’ vecchi dischi in vinile trasformandoli in occhiali dal design accattivante e dai nobili intenti eco-friendly.

Come orgogliosamente sottolineano i costruttori, le montature Vinylize vengono tuttora realizzate a mano nel laboratorio di Budapest, sede della società produttrice. Ogni modello, per la peculiarità della lavorazione, viene realizzato in edizione limitata, rendendo questo prodotto quasi unico.

Venduti anche in Italia in negozi selezionati, gli occhiali Vinylize sono contenuti rigorosamente in custodie ricavate da vecchi 45 giri.

 

 
Per maggiori info: www.vinylize.com

 

venerdì 6 febbraio 2015

PIÑATEX™ - LA PELLE SOSTENIBILE RICAVATA DALL’ANANAS

Un’alternativa sostenibile all’utilizzo della pelle animale viene dalle fibre delle foglie d’ananas.

Questo materiale, denominato Piñatex, viene infatti ottenuto dalla lavorazione delle foglie di ananas come scarto dell’industria alimentare. Grazie a un processo di lavorazione studiato e testato per cinque anni, si è arrivati alla realizzazione di un tessuto molto simile alla pelle animale. Con l’ulteriore vantaggio di eliminare ulteriori sprechi d’acqua e senza l’uso di prodotti chimici se non quelli utilizzati nella coltivazione dell’ananas. Il sottoprodotto della decorticazione, poi, diventa biomassa, che può essere ulteriormente utilizzata come fertilizzante organico o biogas.

Sviluppato nelle Filippine da Ananas Anam, una società con sede a Londra e Barcellona fondata da Carmen Hijosa, laureata al Royal College of Art e con una lunga esperienza nel campo della pelle, questo tessuto non-tessuto alternativo alla pelle animale ha caratteristiche di traspirabilità e malleabilità, è soffice e si presta a diverse finiture e stampe e lavorazioni laser, può essere tinto ed è disponibile in diversi spessori e finiture. Da non trascurare anche l’aspetto economico, infatti Piñatex ha prezzi più concorrenziali rispetto alla pelle animale.

Il suo impiego spazia dall’industria della moda, degli  accessori, all’ arredamento e allestimento di interni per auto, tanto che alcuni importanti marchi della moda hanno contribuito alla realizzazione di prototipi realizzati in Piñatex™.

Per maggiori info: www.ananas-anam.com


giovedì 5 febbraio 2015

LA CERNIERA SOSTENIBILE

YKK, il più grande produttore di cerniere a livello mondiale, sta testando  la tecnologia SFD (Supercritical Fluid Dyeing) per tingere le cerniere in modo da ridurre potenzialmente quasi a zero la quantità di acqua utilizzata nel processo di tintura.

Utilizzando CO2 al posto dell’acqua come mezzo di tintura, questa nuova tecnologia permetterebbe di ridurre considerevolmente l’uso di acqua (quasi a zero) e superare i problemi legati alle acque di scarico. Inoltre la CO2 può essere raccolta e riciclata.

Sfruttando questa nuova tecnologia, inoltre, si eviterebbe la fase di asciugatura contribuendo così alla riduzione dei consumi energetici.
La tecnologia ‘ECO-DYE’ è tuttavia ancora in fase sperimentale e si stanno effettuando test per poter passare alla fase successiva della produzione di massa.

 

Per maggiori info: www.ykkeurope.com


UPCYCLING: IL RICICLO CREATIVO DI “MADE IN TESTACCIO”


Il recupero come parola d’ordine per creare pezzi unici: “recupero delle tradizioni, del mestiere, del fascino della creazione sartoriale. La manualità che plasma la materia e l’idea progettuale che ne anticipa la definizione. Partendo dalla dimensione locale, del “Made in Testaccio” prima che del “Made in Italy”, si propone alla clientela il fascino di un percorso su misura condividendo il racconto di un’esigenza, fino alla sua concreta realizzazione.
E’ così che le vecchie maniche di un cappotto dismesso possono diventare un cappello o la balza di una gonna il cuore di una tovaglia natalizia. Abbiamo cercato di sintetizzare il nostro approccio in queste semplici, sostanziali parole: MADE IN TESTACCIO. CREAZIONI UNICHE, COME TE.

Made in Testaccio nasce dieci anni fa in una cantina romana da un’idea di Gloria Brescini, ex scenografa, che ha iniziato a recuperare vecchi abiti in un momento in cui non poteva permettersi troppe spese, scoprendo così “che dentro l’armadio delle donne c’è un mondo”. Tutto questo ora è diventato un vero e proprio lavoro, che si pone come obiettivo il ri-uso per la realizzazione di capi, accessori e arredamenti.

Ma l’attività creativa non si ferma qui: Made in Testaccio organizza laboratori e corsi di riciclo tessile e recupero e restauro di mobili e arredi per la casa per chiunque, sia a livello amatoriale che professionale, voglia intraprendere un percorso che coniughi creatività e sostenibilità ambientale, senza perdere di vista il fattore risparmio.

Oltre al ri-uso di stoffe e capi di abbigliamento usati, i materiali vengono selezionati ispirandosi ai principi della sostenibilità ambientale e solidale, e così la scelta delle materie prime privilegia la provenienza italiana o da Paesi del Sud del mondo, in modo tale da sostenere piccole realtà  locali.

Per maggiori info: www.madeintestaccio.com

 

 

 

PELLICCE E INSERTI IN PELLICCIA: MODA INSOSTENIBILE

Non è solo una questione etica legata alla sensibilità animalista: le pellicce spesso contengono sostanze chimiche pericolose per la salute.

Nell’ambito della campagna Toxic Fur della LAV sono stati individuati capi di abbigliamento per bambini e bambine con inserti in pelliccia prodotti da noti marchi della moda, contenenti sostanze dannose per la salute.
Come si legge dal rapporto della LAV, tra le sostanze in questione figurano:

-        Naftalene, sostanza tossica che può causare anemia emolitica, è stato classificato come prodotto pericoloso. Obbligo di ritiro dal mercato.

-        Cromo III, classificato come prodotto pericoloso. Obbligo di ritiro dal mercato e informativa ai consumatori che hanno acquistato l’articolo relativamente alla possibile insorgenza di dermatite allergica.

Oltre a queste sostanze è stata rilevata anche la presenza di formaldeide, nonilfenolo etossilato e PCP pentaclorofenolo.
I capi segnalati sono stati ritirati dal mercato dopo che il Ministero della Salute ha ordinato l’immediato blocco delle vendite e l’esecuzione di nuovi test tossicologici che hanno confermato la presenza delle sostanze pericolose segnalate.

“Nella lavorazione delle pellicce sono ampiamente utilizzate sostanze chimiche pericolose classificate anche come tossiche e cancerogene. Con l’indagine Toxic Fur abbiamo dimostrato che nei prodotti finiti immessi sul mercato ed indossati dai consumatori, anche bambini, è possibile trovare tracce di queste sostanze che possono anche avere effetti nocivi sulla salute – dichiara Simone Pavesi, Responsabile LAV Campagna Pellicce. Al fine di tutelare milioni di consumatori, salvando anche la vita di milioni di animali vittime di questa industria, è opportuno che le istituzioni provvedano celermente a vietare il commercio di pellicce.”

Ma l’industria delle pellicce ha anche un pesante impatto ambientale: secondo uno studio di Life Cycle Assessment del 2011, l’impatto ambientale derivante dalla produzione di 1 kg di pelliccia di visone è maggiore rispetto a quello relativo allo stesso quantitativo di materiale alternativo, sia esso acrilico, poliestere, cotone e lana.

Detto questo, va comunque ricordato che L’85% delle pellicce viene da allevamenti intensivi, per almeno 70 milioni di animali ogni anno. Altri 10 milioni sono catturati in natura con metodi feroci, senza contare le vite dei conigli: 900 milioni all'anno di uccisioni nel mondo e 350 milioni in Europa”


Per maggiori info: www.lav.it