mercoledì 31 dicembre 2014


CONSUMO ETICO: Guida allo Shopping Sostenibile

Fine anno, tempo di bilanci. Anche di sostenibilità nella moda.

Ethical Consumer, la principale organizzazione britannica di consumo alternativo che dal 1989 studia e registra i dati delle società da un punto di vista sociale e ambientale, ha stilato una classifica che si presta a  guida dello shopping sostenibile, o quantomeno consapevole (adesso lo sai, quindi devi vedertela con la tua coscienza!).

Ethical Consumer ha analizzato ben 57 negozi e catene di abbigliamento (compresi quelli online) da un punto di vista etico e ambientale, fornendo dettagliate spiegazioni e criteri di valutazione (animali, ambiente, persone, politiche, sostenibilità del prodotto). La classifica riguarda i principali marchi di catene di abbigliamento presenti nel Regno Unito, e per esteso (leggi: globalizzazione) riguarda anche molti marchi e catene presenti sul nostro mercato.

Nella classifica troviamo ai primi tre posti:  H&M,  Marks and Spencer e Zara mentre all’ultimo posto figura George (un marchio di proprietà Walmart). Non ai primissimi posti della classifica, ma con un punteggio comunque medio-alto subito sotto Tommy Hilfiger, figura Benetton, al centro di recenti polemiche dopo la tragedia di Rana Plaza.

Nonostante i primi in classifica non appartengano a ciò che Etichal Consumer raccomanda come prima scelta (‘abbigliamento alternativo’), essi si distinguono comunque per le politiche aziendali di controllo della filiera produttiva, dei salari e dell’uso di sostanze tossiche (i primi hanno un punteggio di 9.5 su 20).

La classifica viene comunque costantemente aggiornata.

 Per maggiori info: www.ethicalconsumer.org

 

martedì 22 aprile 2014

LA RIVOLUZIONE SOSTENIBILE – FRD


Dopo ponti e feste nazionali, si celebra il  24 aprile la Festa della Rivoluzione Mondiale: è il Fashion Revolution Day, giorno in cui tutto il mondo commemora le oltre mille persone morte e le oltre 2500 ferite della strage di Dhaka, in Bangladesh, a seguito del crollo del Rana Plaza, complesso al servizio della moda internazionale e diventato tristemente simbolo delle condizioni inumane in cui lavora la maggior parte degli operai e operaie tessili del sud-est asiatico.

Questa commemorazione ha anche un secondo profondo scopo: risvegliare le coscienze, mobilitare l’opinione pubblica diffondendo la conoscenza di quanto si nasconde dietro ciò che indossiamo, in termini di sofferenza e abuso dei diritti di chi, realmente,  i nostri abiti li confeziona.

E’ un invito mondiale a indossare abiti a rovescio e a chiederci: CHI L’HA FATTO?  Questa semplice e apparentemente innocua domanda nasconde in realtà un quesito di immane portata, che vuole portarci alla consapevolezza che ciò che indossiamo porta con sé una potenziale scia di sofferenze umane e privazione dei diritti fondamentali.


CHI HA FATTO GLI ABITI CHE INDOSSO?

Oltre a porvi questa domanda, se volete unirvi a tutti coloro che parteciperanno a questo evento, potete fotografarvi indossando gli abiti a rovescio per poi postarli sui social media con l’hashtag  #InsideOut.

Per maggiori info: https://facebook.com/fashionrevolutionitalia



lunedì 14 aprile 2014

LA MODA SOSTENIBILE-Auteurs du Monde

Giovedì 10 aprile è’ stata presentata presso Eataly a Genova la nuova collezione primavera estate Auteurs du Monde, disegnata da Marina Spadafora per Altromercato e realizzata da artigiani che abitano nei villaggi dell’Asia, America Latina e Africa, in base a principi etici e sostenibili, nel pieno rispetto delle persone e dell’ambiente.

La presentazione fa da trailer per il Feshion Revolution Day del 24 aprile, anniversario della strage di Rana Plaza in Bangladesh in cui hanno perso la vita 1.133 persone che lavoravano nell’industria tessile.
Questi i protagonisti della collezione Auteurs du Monde Primavera-Estate 2014.
I colori del mare e del sole estivo accecante (lava, cobalto e bianco) si alternano ai colori di giardini tropicali (basilico, glicine, banana e pepe); le geometrie pulite e rigorose delle righe, i giochi optical delle stampe o dei sari, sono i temi della proposta Auteurs du Monde, il tutto completato in modo giocoso dagli accessori più inaspettati: le stole di sari recuperati deliziosamente ricamate in kantha, uniche e irripetibili nei colori, nelle fantasie e negli accostamenti, i bijoux in materiali riciclati e naturali, le borse in pelle.
Il colore si impadronisce dei tessuti di cotone e delle trame della maglieria, della seta leggera o lucida, della pelle, di perle e perline di legno o di vetro.”
 
 
I capi sono acquistabili sia nei Negozi e Corner Auteurs du Monde che nella Bottega Online.
E’ una collezione preziosa, affascinante e con una forte personalità. www.altromercato.it

 

(Fonte: La Repubblica e sito Altromercato)

sabato 5 aprile 2014

LA BORSA SOSTENIBILE – The Bag Queen

L’ho trovata: praticamente inaccessibile.

La mia ricerca della borsa SOSTENIBILE perfetta mi ha (virtualmente) trascinata a Brooklyn: è bella, sostenibile, pratica, intelligente, versatile.
Si chiama Sabine, il marchio è The Sway,  è realizzata con scarti della lavorazione della pelle, viene prodotta in una fabbrica con crediti di emissione certificati (CER),  fodera e dustbag sono realizzate in cotone 100% riciclato, i cartellini sono in carta riciclata.

 
La borsa può essere utilizzata in 4 modi diversi (vedi foto): tracolla, a spalla, messenger, a mano.
L’inaccessibilità sta nel fatto che a) viene venduta da un sito americano; b) è esaurita L, senza considerare che il prezzo non è dei più abbordabili (se poi aggiungiamo le spese di spedizione), ma di certo si colloca al di sotto di alcune borse status symbol, con il vantaggio però di avere un valore aggiunto sostenibile che la rende più preziosa.

Alcune borse dello stesso marchio sono in venduta da Yoox, nella nebulosa quanto relegatissima sezione dedicata agli articoli di moda eco-friendly Yooxigen.

Belle sì, ma non sono la mia Bag Queen…

Voto (ovviamente): °°°°°

 

venerdì 4 aprile 2014

LA MODA INSOSTENIBILE–Viscosa e Foreste


La diffusione sempre maggiore in campo tessile di rayon, modal, viscosa e altre fibre derivate dalla cellulosa sta provocando effetti devastanti a livello mondiale sulle foreste e sul loro ecosistema.  
La materia prima per la produzione di questi filati proviene infatti in misura sempre maggiore dalle foreste più minacciate del pianeta, a partire dalle  foreste pluviali dell’Indonesia fino alle grandi foreste boreali del nord. Si calcola che l’anno scorso siano stati abbattuti 70 milioni di alberi per la produzione tessile, una cifra destinata a raddoppiare nei prossimi 20 anni.

E’ questa la denuncia di Canopy, pluripremiata organizzazione non profit canadese che si occupa della tutela delle foreste a livello mondiale,  che ha lanciato la campagna “Feshion Loved by Forests” chiedendo l’impegno da parte dei marchi della moda di rinunciare all’uso di fibre derivate dalla cellulosa proveniente da foreste millenarie  e a rischio ambientale.
A questa campagna hanno risposto per ora marchi importanti come H&M, Inditex (Zara), Quicksilver, Eileen Fisher unitamente ad altri 17 marchi e stilisti, che si sono impegnati  a collaborare con Canopy per trovare soluzioni a questo grave danno ambientale e a eliminare l’utilizzo di fibre la cui materia prima provenga dalle foreste a rischio.

Attendiamo che gli impegni si concretizzino in azioni, possibilmente nel brevissimo termine.

 
(Fonte: www.canopyplanet.org)

 

giovedì 3 aprile 2014

LA MENTE SOSTENIBILE–Vivienne Westwood


Vivienne Westwood, la dama della moda britannica, è paladina della moda sostenibile da diversi anni; anche se preferisce l’appellativo di ‘combattente per la libertà’ a quello di attivista ambientalista che spesso le viene attribuito.
 Il suo impegno si è fatto sempre più determinato a sostegno della moda etica ed ecologica in quanto come lei stessa ammette, la sua celebrità le consente di dare ampio spazio alla sua voce.
E mette in pratica nella vita quotidiana i suoi consigli e i suoi propositi, andando in bicicletta, evitando sprechi, preferendo una alimentazione basata su frutta e verdura.

Oltre al suo ‘mezzo’ di battaglia, la moda, ci dà 5 consigli su come vivere la sostenibilità con stile:

v Compra meno: ‘compra meno, scegli bene e fallo durare’.

v Visita mostre d’arte: ‘chi ama l’arte non consuma, ma investe nel presente entrando in sintonia con i geni del passato’.

v Leggi: ‘l’accessorio di moda più bello è il libro’

v Cucina ciò che mangi: ‘acquistare e preparare il cibo che mangi è un impegno con il mondo. Ti dà il senso della realtà’.

v Fai da te: ‘Indossa un bel tessuto, fatti prestare abiti e accessori dalle amiche e abbinali ai tuoi’.

Indubbiamente controcorrente e per certi aspetti autolesiva, ma suona così autentica!

 

(Fonte: www.metro.us)

 

 

lunedì 31 marzo 2014

LA SCARPA SOSTENIBILE – Mink Shoes


Rebecca Mink, californiana, è riuscita a creare un equilibrio tra la sua missione improntata sulla conservazione del pianeta e sull’etica animalista e la sua grande passione: l’alta moda.
Narra la leggenda che nel 2000 sia venuta proprio in Italia a cercare chi fosse in grado di realizzare il suo più alto desiderio: realizzare scarpe luxury nel pieno rispetto della Terra e degli animali. E dopo essersi vista una serie di porte chiuse in faccia da parte di artigiani che si rifiutavano di utilizzare i materiali da lei proposti, ha finalmente trovato in Marco Gambassi il suo genio della lampada.

Ha creato così una linea di scarpe vegane di lusso, Mink Shoes, completamente Made in Italy, realizzate con materiali animal-free e sostenibili, come legno, sughero e tessuti biologici, con uno stile glamour e un design personale e ricercato. Info: www.minkshoes.it

Un curioso esempio di moda sostenibile made in Italy  al servizio dell’America, a riprova che le risorse italiane ci sono ma giacciono ancora inesplorate…
 
 
 
 

domenica 30 marzo 2014

LA MODA SOSTENIBILE – Good Green News


Dall’estremo oriente giungono notizie promettenti.
Cross Company, proprietaria di marchi  quali Earth, Music & Ecology,   Green Parks e Sevendays=Sunday, ha in progetto di lanciare dal prossimo autunno una nuova catena di negozi di ampia superficie sui mercati Giappone, Europa e USA.

Questo ambizioso progetto si pone in netta contrapposizione al mondo del pronto moda e alle disagiate condizioni lavorative nel mondo tessile proponendo capi di abbigliamento uomo e donna decisamente controcorrente nel mondo delle grandi catene: capi di buona qualità, duraturi, prodotti eticamente e venduti a prezzi ragionevoli. L’obiettivo è quello di arrivare al 100% di produzione etica e sostenibile entro la fine del 2016.
Il  progetto pone al centro della propria innovativa strategia di marketing la trasparenza sulle varie fasi della realizzazione del prodotto etico e sostenibile, fornendo dettagli sulle fonti di approvvigionamento dei tessuti, sulle condizioni dei lavoratori nelle unità produttive, e sull’impatto ecologico delle spedizioni.

I negozi saranno progettati massimizzando l’efficienza energetica e facendo il maggior uso possibile di fonti di energia alternative.
Sol Levante, ti  aspettiamo a braccia aperte!


(Fonte: BOF, the Business of Fashion)

lunedì 24 marzo 2014

LA MODA… SOSTENIBILE? Denim...Less


Queste notizie mi lasciano sempre perplessa…
Levi Strauss ha elaborato una tecnica per realizzare i propri jeans utilizzando acqua riciclata al 100% sperimentando il metodo su 100.000 paia di jeans da donna per risparmiare così 12 milioni di litri d’acqua. Encomiabile…

Un ulteriore passo verso un percorso green del produttore di denim dopo il lancio nel 2011 della campagna Water<Less, metodo grazie al quale sono stati prodotti jeans risparmiando dal 28% al 96% di acqua a seconda del modello e del finissaggio. Lodevole…
A  questo si è aggiunta nel 2012 la campagna Waste<Less relativa alla collezione di jeans e giacche in denim realizzati in poliestere derivante da plastica riciclata (almeno per il 20%). Apprezzabile…

Passi importanti, è fuori dubbio.  Spesso però queste notizie fanno sospettare che ci troviamo di fronte a una mera operazione di marketing, la cui eco è di portata di gran lunga maggiore alle serie implicazioni ambientali ed etiche che la produzione di jeans comporta. Una goccia (seppur pulita o risparmiata) nell’oceano inquinato di coloranti, sbiancanti, sabbiature.
Speriamo che il percorso ‘green’ di questo gigante continui a ritmi più sostenuti e consistenti.

 

Fonti: LaRepubblica, Greenme, Ecouterre

giovedì 13 marzo 2014

LA MODA INSOSTENIBILE – Angora


Belli e morbidi i maglioni d’angora, caldi d’inverno ti avvolgono come un soffice abbraccio…
Prima di abbandonarsi a questa calda e morbida esperienza è opportuno sapere che il 90% dell’angora (filato ricavato dal pelo dell’omonimo coniglio) proviene dalla Cina, dove non esistono tutele nei confronti degli animali da allevamento.  PETA (People for the Ethical Treatment of Animals) ha denunciato che  gli animali allevati per ricavare questo prezioso e morbido filato subiscono atroci maltrattamenti al fine di ottenere i peli più lunghi, e quindi più pregiati, addirittura strappandoli. PETA è riuscita a far girare in rete un video raccapricciante in cui si dà la viva e cruda dimostrazione di questa barbara usanza e ha avviato  una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica affinché chieda, tramite una petizione, che tutti i marchi di abbigliamento rinuncino all’uso di questo filato nella realizzazione dei loro prodotti.
H&M pare aver risposto positivamente a questo appello,  bloccando la produzione di capi in angora fino a quando non avrà  garanzie da parte dei produttori che la raccolta del pelo avviene secondo la politica del prodotto aziendale e quindi senza maltrattamenti sugli animali.

Altre case di moda svedesi, come Lindex, MQ, Acne e Gina Tricot, hanno cessato la produzione di capi in angora.
Anche altri brand mondiali, tra cui Mango, Forever 2, Gap, Calvin Klein, Tommy Hilfiger , si sono impegnati a bloccare le produzioni di questo filato.

Aspettiamo che altri, tutti, si uniscano all’elenco.

Per maggiori info: www.peta.org

 

lunedì 10 marzo 2014

LA SCARPA SOSTENIBILE – Ballerine & co.


Una scarpa sostenibile e accattivante pensata per il mondo giovane: geniale!
Esiste e viene realizzata da un paio di anni dalla ‘Italian Global Service’ di Capannori. E’ quindi completamente Made in Italy (valore aggiunto al valore aggiuntoi), è stata brevettata per i materiali utilizzati, in quanto è fatta di carta e un materiale speciale che la rende impermeabile ma soprattutto è interamente RICICLABILE e le confezioni sono realizzate in materiale RICICLATO.

La ballerina si chiama ‘Cartina’ ed è disponibile sia nei negozi più attenti che online sul sito www.cartinaballerina.com
‘Cartina’ è anche personalizzabile: la puoi disegnare  e farla realizzare con la tua stampa preferita.

Accanto alle ballerine ci sono anche le sneaker dal design giovane e spiritoso.
VOTO: °°°°

giovedì 6 marzo 2014

LA BORSA SOSTENIBILE – La Recherche


Primi tenuti raggi di sole dopo le incessanti piogge invernali, fine dei saldi e sguardi rivolti alla nuova stagione e alle nuove collezioni. Già, ma se ho deciso che mi voglio vestire SOSTENIBILE, anche la borsa deve essere SOSTENIBILE.

Diamo un’occhiata in giro…

Originali le borse upcycled fatte con alzalattine, carte di caramella,  tappi di bottiglia, vecchi dischi in vinile, teloni di camion e vele, ecc., ne parleremo a breve; io ora sono alla ricerca di una vera borsa SOSTENIBILE, portabile, quotidiana, pratica, che possa contenere (possibilmente in maniera ordinata)  tutte le cianfrusaglie che una borsa come si deve ha l’obbligo contenere e di restituirti ordinatamente e prontamente alla prima richiesta inoltrata da mani frettolose.

Andando a zonzo per la rete non si trova molto di concreto; molto fumo e poco arrosto. La ricerca va affinata...

Ho trovato qualcosa di vagamente interessante sul sito www.altramoda.net , anche se la sezione borse offre quasi completamente borse di canapa, dal sapore post-freak, insomma niente di innovativo, non c’è design, non c’è ricerca, un deja-vù comodo e pratico ma l’acquisto è spinto più da una scelta ideologica che estetica. Purtroppo anche la presentazione non aiuta e le immagini non aiutano a rendere queste borse accattivanti.  I prezzi sono buoni.  
VOTO: °°
Il resto del sito invece merita una visita accurata, visto che offre una varietà di prodotti interessante e curata e soprattutto è un sito di e-commerce interamente dedicato alla vendita di prodotti eco e bio
(to be continued…)

venerdì 28 febbraio 2014

LAVALAMODA


A causa della mia inossidabile abitudine di lavare i capi di abbigliamento nuovi prima di indossarli, sono sempre stata additata come microbo fobica, igienista patologica o più semplicemente ‘fissata’.  Le detrattrici più clementi si limitano a un sussiegoso sguardo misto a malcelata  commiserazione.

A sostegno della mia sana abitudine (peraltro frutto della pluriennale esperienza nel campo dell’abbigliamento e delle varie incursioni nei magazzini e nei reparti di confezionamento), ho trovato in rete una mamma australiana (detto così suona un po’ scarso per autorevolezza di fonte),  forse più fissata di me, che non sono ha un blog molto seguito, ma è pure una giornalista (pare) conosciuta (adesso va un po’ meglio…).

Questa blogger in realtà dà precise motivazioni di tipo ‘tecnico’, che fanno effettivamente appassire le mie piccole battaglie (‘fissazioni’) igieniste: i capi di abbigliamento, una volta confezionati,  vengono trattati con  formaldeide, una ben nota sostanza conservante  che conferisce un aspetto luminoso, riduce le pieghe e ha effetti antiumidità, specialmente quando i capi viaggiano su lunghe distanze.  Questa sostanza ha un odore pungente, può avere effetti allergizzanti o irritare mucose nasali e pelle ed  è stata classificata come sostanza cancerogena dallo IARC .

Inoltre la stessa riporta uno studio neozelandese in base al quale sono stati rinvenuti  valori di formaldeide 900 volte superiori al limite consentito su  capi di abbigliamento importati  dalla Cina (http://www.dailymail.co.uk/femail/article-2088623/Toxic-dyes-Lethal-logos-Cotton-drenched-formaldehyde--How-clothes-poison-you.html)

Pare inoltre che questa sostanza venga utilizzata anche sulle tovaglie, lenzuola e biancheria per la casa.

Parola di down-to-earth mother!

giovedì 20 febbraio 2014

La Moda - lentamente - Detoxica


Anche Benetton ha aderito alla campagna Detox, impegnandosi a eliminare entro il 2020 l’utilizzo di sostanze chimiche tossiche dalle linee di produzione del gruppo. In questo modo si compie un ulteriore passo verso la distribuzione e la produzione di prodotti che non implichino danni all’ambiente e ai consumatori.

Va comunque ricordato che i prodotti Benetton rispettano già le normative internazionali in materia di sicurezza,  anche a seguito dell’applicazione progressiva del marchio ECO SAFE sulle linee di prodotti del gruppo.

Stesso impegno proveniente anche da Valentino, unica azienda italiana che “oltre ad aver seriamente intrapreso un percorso per l'eliminazione delle sostanze tossiche si è pubblicamente impegnato con Greenpeace a delle ambizione politiche a Deforestazione Zero per garantire ai propri consumatori che la pelle ed il packaging dei propri prodotti non provenga dalla deforestazione degli ultimi polmoni del pianeta e per questa ragione domina la classifica #thefashionduel di Greenpeace".

Madri e prole ringraziano.


(Fonte Adnkronos)

 

lunedì 17 febbraio 2014

LA MODA TOXICA


Vorrei ora approfondire un importantissimo argomento a cui ho accennato nella PREMESSA:  la moda che fa male (all’ambiente e a chi lo abita).
Purtroppo nella produzione dei tessuti e dei capi di abbigliamento e accessori vengono utilizzate sostanze nocive, sia per l’ambiente che per la salute umana.
Sul sito di Greenpeace, nell’ambito della campagna Detox, si può trovare l’elenco dettagliato di queste sostanze, e i relativi danni all’ambiente e alla salute. Vorrei ricordare, tra i più pericolosi e diffusi:  gli alchilfenoli (usati nei processi di lavaggio e tintura), gli ftalati (utilizzati nella pelle artificiale, chissà perché chiamata ecopelle), i composti organici stannici (utilizzati nell’abbigliamento sportivo per prevenire l’odore causato dal sudore), i metalli pesanti (usati in coloranti, pigmenti e nell’industria conciaria).
L’uso di queste sostanze è regolamentato da normative a livello europeo (per quel che ci riguarda da vicino);  nonostante ciò, dalle analisi periodicamente rilevate da Greenpeace sugli indumenti dei più importanti brand mondiali, vengono rilevate presenze di questi composti pericolosi  non solo nei marchi di largo consumo ma anche da alcuni marchi dell’alta moda.

Grazie all’impegno di Greenpeace e dei suoi sostenitori e sostenitrici, tuttavia, si sono raggiunti i primi importanti traguardi: l’impegno di alcuni grandi marchi a eliminare l’uso di queste sostanze dannose nel breve-medio termine.
 

La strada è ancora lunga e tutta in salita, ma si iniziano a intravedere i primi segnali di cambiamento.

Voglia di.. CANGIARI


Tra gli esempi più eclatanti e affascinanti di moda sostenibile made in Italy spicca sicuramente Cangiari, marchio calabrese etico ed ecologico di fascia alta sponsorizzato dalla Camera Nazionale della Moda Italiana.  Ha già presentato la propria collezione a  Milano, Parigi e Londra. Le linee sono impalpabili, sobrie ed essenziali e i materiali usati sono biologici e  naturali; i prodotti sono interamente fatti in Calabria nel recupero della tradizione artigianale locale e sono distribuiti in Italia e all’estero. Io li trovo davvero sublimi! Guardate alcune foto.

Qui sotto il comunicato stampa di Cangiari. Per saperne di più www.cangiari.it
 

"CANGIARI è il primo marchio di moda eco-etica di fascia alta in Italia.

Cangiari” vuol dire “cambiare” in idioma calabrese e siciliano. “Cambiare” in senso

transitivo (il mondo) e riflessivo (se stessi). Il logo ne completa il significato: in matematica

vuol dire dissimile, differente, ed esprime la voglia e l'impegno di innovare e differenziarsi.

CANGIARI nasce alla fine del 2009 con il patrocinio della Camera Nazionale della Moda

Italiana.

Artigianalità. CANGIARI si caratterizza per i suoi tessuti prodotti al telaio a mano: l'antica

tradizione della tessitura calabrese - di origine grecanica e bizantina - unita a ricerca e

innovazione, dà vita a prodotti unici, con preziose rifiniture sartoriali. Grazie al controllo

diretto di tutta la filiera di produzione i capi possono essere altamente personalizzati.

Sostenibilità Ambientale. Tutti i tessuti e i capi CANGIARI sono realizzati con materiali e

colorazioni biologiche, per il massimo rispetto dell'ecosistema e del benessere di chi li

indossa. I tessuti CANGIARI hanno ottenuto la certificazione internazionale “GOTS”.

Etica. La filiera di produzione è totalmente made in Italy, formata dalle cooperative sociali

del Gruppo GOEL che si prendono cura delle fasce più deboli e operano per il riscatto del

territorio.

CANGIARI è un marchio di proprietà del Gruppo Cooperativo GOEL (www.goel.coop). Il

Gruppo Cooperativo GOEL raccoglie diverse imprese sociali in Calabria. Ha come missione

il cambiamento della Calabria e opera per la liberazione e il riscatto delle comunità locali. Il

nome “GOEL” ha radici bibliche, vuol dire appunto “il liberatore”, “il riscattatore”.

Oltre CANGIARI il Gruppo gestisce numerose altre attività nei seguenti ambiti: turismo

responsabile, agricoltura biologica, sviluppo locale, multimedialità, servizi sociali e sanitari.

La strategia di cambiamento di GOEL si fonda su una duplice azione:

costruire risposte concrete ed emancipanti ai bisogni delle persone;

offrire proposte culturali di cambiamento al territorio attraverso iniziative

imprenditoriali che rappresentino in modo plastico ed esemplificativo le stesse

proposte.

GOEL pensa che l'etica non deve accontentarsi di essere solo giusta, ma deve diventare

efficace."

 

PREMESSA

Cos’è la moda sostenibile (per i non addetti ai lavori)…
E’ la moda che non sfrutta la manodopera (maschile, femminile, minorile), che non inquina, che non distrugge, che rispetta l’ambiente  e i suoi abitanti,  che tiene a bada e risolleva le coscienze.
E’ un concetto complesso che raggruppa molti ‘modi’ di fare moda che potremmo definire cosciente:  equo-solidale, etico, critico, biologico, riciclo, riuso (o upcycling, che suona molto più trendy!) e mettiamoci anche il vintage (alias 'usato', che però non brilla per creatività). 
 
COSCIENZA- COSE DA SAPERE-PERCHE’ MODA SOSTENIBILE
La moda (industria tessile, dell’abbigliamento e dell’accessorio) è da sempre considerata un mondo affascinante ed è sinonimo di arte e creatività.. forse però non tutti/e sanno, o fingono di non sapere, che ogni singolo capo di abbigliamento ‘tradizionale’ si porta dietro una scia di risvolti dannosi: sfruttamento della manodopera e condizioni lavorative (recentemente abbiamo visto i riflettori puntati sulla tragedia in Bangladesh, ma ogni giorno persone sfruttate lavorano a rischio); danni ingenti all’ambiente; prodotti tossici che creano allergie e/o danni a lungo termine alla salute umana
 
Questo blog non si pone l’alto scopo di risollevare le coscienze, ma  ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza per fornire strumenti utili nella scelta di un capo o accessorio di abbigliamento. Coscienza critica. Acquisto, ma almeno so cosa c’è dietro (e dentro!)
E soprattutto dà la possibilità di scoprire che è possibile vivere la moda in maniera sostenibile senza l’obbligo di indossare i soliti cliché o le solite informi uniformi post-hippy-alternative; la moda sostenibile non è solo una nicchia ma fortunatamente si sta diffondendo e sta raggiungendo livelli di ricerca e design pari o forse superiori a quelli della moda tradizionale (più all’stero che in Italia, ma lentamente ci arriveremo anche noi…)